domenica 5 luglio 2009

A proposito di Sodoma e Gomorra

Una bella famigliola quella di Lot, non c’è che dire! Meritava proprio di essere salvata dal disastro di Sodoma e Gomorra questa famiglia di giusti.

Diciamo, per la cronaca, che Lot era figlio di Aran che era a sua volta fratello di Abramo, un altro bel tipetto quest’ultimo, per più di un motivo.

“Disse dunque il Signore: «Il clamore che giunge a me da Sodoma e Gomorra è grande, e il loro peccato è gravissimo». (Genesi 18,20)

Ora, si può bene immaginare che tipo di clamore dovesse giungere al Signore da città in cui la maggiore occupazione dei suoi abitanti era quella di inchiappettarsi a vicenda e a tutto spiano.

Cori di:

“E di chi è questo bel paio di chiappe muscolose?”

“Ahi, che brucia!”

“E mettici almeno un po’ di burro, per Giove!”

“Sta’ buono che te lo devo fare tanto!

“Fammi vedere il tuo lato B e ti dirò chi sei”. Eccetera.

Il Signore, che non può tollerare tanto grido di dolore, decide di abbrustolire le due città.

Salva solo Lot, i generi, i suoi figli e le sue figlie, i giusti della città. Ma giusti una mazza! Secondo me, li avrebbe dovuti bruciare per primi. Il primo si lascia ubriacare dalle figlie come un coglione. Queste due verginelle, poi, se lo fottono che è una bellezza e così si lasciano pure ingravidare dal padre. Sì, ma lo fanno di notte, senza sollevare clamore, che pertanto non giunge alle orecchie del Signore. L’unica della famiglia ad essere punita è la moglie di Lot, che ha la sfacciataggine di voltarsi indietro mentre fuggono dalla città. Viene trasformata in una statua di sale. Va’ a capire.

Il Signore, sul far della sera, manda due angeli, come dire due ispettori perché accertino le intemperanze dei Sodomiti e quindi relazionino. Questi due, che, come vedremo, riescono a salvare il culo giusto perché sono dotati di superpoteri come l’uomo ragno, relazionano di merda.

Ma andiamo per gradi.

“Quando i due angeli giunsero a Sodoma sul far della sera, Lot era seduto alla porta della città. Appena li vide, si alzò, andò loro incontro e si prostrò fino a terra, dicendo: «Vi prego, signori miei, degnatevi di venire in casa del vostro servo: vi passerete la notte, vi laverete i piedi e domattina, appena alzati, continuerete il vostro cammino». (Genesi 19, 1,2)

Gli angeli si lasciano pregare un po’ e infine accettano di passare la notte in casa di Lot.

Questo fatto di lavarsi i piedi al mattino, appena svegli, mi suona quantomeno bizzarro. Io glieli avrei fatti lavare prima di andare a letto. Mah, altri tempi, altre abitudini.

Ma gli abitanti di Sodoma, vecchi e giovani, saputo che a casa di Lot c’erano nientemeno che due angeli, si ingrifarono a tal punto che si recarono alla porta della casa intenzionati a godersi l’intimità del posteriore di chi, essendo angeli, dovevano avere un culo che neppure Venere la callipigia se lo sogna. Poveretti, erano ignari del fatto che gli angeli non hanno sesso (e non potevano saperlo perché a tale conclusione si è giunti soltanto dopo secoli di medievali dispute e filosofiche contese; si sa, nel medioevo si impalava, si bruciava e si ammazzava di tutto, ma proprio non si sapeva come ammazzare il tempo) e pertanto non si possono ingrifare né al pensiero di darlo né a quello di averlo, il deretano. No, gli abitanti di Sodoma questo proprio non potevano saperlo. Vanno perciò da Lot e:

«Dove stanno i tuoi bellissimi ospiti? Dacceli perché ce li vogliamo inculare a più non posso.»

Consultando due Bibbie a tal proposito ho trovato testualmente scritto, in una: «Dove sono quegli uomini venuti da te questa notte? Mandaceli fuori perché ne abusiamo».(Genesi 19,5) Nell’altra: «… perché li vogliamo conoscere». Si sa: nella Bibbia c’è un solo modo di conoscere il prossimo: Abramo conobbe Sara e nacque Isacco. “Piacere, Abramo.” “Piacere, Sara”. Ed eccolo lì, Isacco.

Tra l’altro, a proposito della nascita di Isacco, la Bibbia recita: ”Il Signore visitò poi Sara, come aveva detto, e compì in lei quanto aveva promesso. Sara concepì e generò un figlio ad Abramo, già vecchio, nel tempo che il Signore aveva predetto”.(Genesi 21,1) … e compì in lei quanto aveva promesso. E cosa aveva promesso? Un giorno o l’altro vado giù e le do una bottarella a quella Sara lì e la faccio concepire. No, non può essere. Mi viene il dubbio che non sia stato il Signore ad operare questo miracolo. Vuoi vedere che quel buontempone di Giove, sotto le mentite spoglie del Signore, mi ha messo incinta la Sara? E sappiamo benissimo che quel cialtrone di Giove ne ha fatte parecchie di queste marachelle. Mah? Comunque sia, torniamo a noi.

Poiché presso quei popoli l’ospitalità è un valore sacro che va messo al di sopra di tutto, Lot, per salvare il culo dei suoi ospiti (anch’egli forse ignaro del fatto che gli angeli non ce l’hanno), che fa? dice: «No, i miei ospiti sono racchi. Sono magri, magri magri. Non mangiano da mesi. Io perciò li ho ospitati: per rifocillarli. Aspettate: io c’ho due belle figlie. Ve le do. Potete farne quello che volete. Sono vergini, non hanno conosciuto uomo. Non sono rotte a tutto, ma voi potete romperle…».
Ma gli abitanti di Sodoma lo interrompono: «Magari dopo. Ora vogliamo gli ospiti, e se non ti togli di mezzo, ci inculiamo anche te!» Testualmente “…e si dicevano: Quest’individuo è venuto qua come straniero e ora vuol farci da giudice: faremo a te peggio che a loro. E si spinsero con violenza contro di lui, Lot, e volevano abbattere la porta” (Genesi 19,9) Ammazza: erano allupati peggio di mandrilli in calore!

Allora gli angelici ospiti, che dall’interno della casa avevano ascoltato questo amabile colloquio, persero la pazienza, si tirarono in casa Lot, azionarono i loro superpoteri e accecarono tutti quelli che stavano alla porta ad avanzare quella oscena pretesa. E non finisce lì. Il Signore si incazza come un bufalo, aspetta che Lot e i suoi si allontanino dalla città e fa di Sodoma e Gomorra una sola grigliata: abbrustolisce case, palazzi, castelli, uomini, donne, bambini, cani, gatti, piante e tutte le cose che avessero un buco da qualche parte e una protuberanza sul davanti. «Allora il Signore fece piovere sopra Sodoma e sopra Gomorra fuoco e zolfo, da parte del Signore (sic! la ridondanza perché fosse ben chiaro quanto intensa era la rottura di palle del Signore) e distrusse quelle città e tutta la pianura, tutti gli abitanti delle città e ogni germinazione del suolo.» (Genesi 19,25) E non è tutto! Dopo il castigo di Dio, di cui parla la Genesi, i territori bruciati delle due città furono invasi dalle acque salse del Mar Morto, che si estese verso sud. Di quelle due città non rimase che il triste ricordo. Eh, quando ci si mette, non bada a spese. E voi mi venite a parlare di “Gay pride” di “Orgoglio omosessuale”? Grillini, Cecchi Paone, Pecoraro Scanio, Platinette, Margioglio e compagnia bella, che mi venite a parlare di matrimonio omosessuale?! Pussa via! Pensate piuttosto a procurarvi delle tute di amianto! Ci farete fare la fine dei polli allo spiedo!

Io poi non capisco perché anche i bambini e le donne, che potevano essere solo vittime della sodomitica corruzione.

Forse perché i bambini crescendo avrebbero appreso certamente quell’arte dai loro padri. E le femminucce? Bah. Ma forse è probabile che bambini e bambine non ne esistessero, poiché, date le tendenze contro natura dei Sodomiti, l’indice di natalità doveva essersi assestato da tempo sullo zero.

Dunque, il signore salva Lot e i suoi familiari perché sono gli unici giusti delle due città. Alla faccia dei giusti! Lot, come si è detto, offre le sue due figlie vergini a quei bruti arrapati: potete farne ciò che volete, neanche fossero mazzi di scarole che te le puoi cucinare come meglio ti aggrada! E questi manco se le filano: vogliono culi maschi. E va be’! De gustibus non est disputandum, cioè sui gusti non si sputa.

Lot poi si lascia ubriacare dalle due figliolette e queste due verginelle fanno del padre quel che sappiamo, senza che questi se ne accorga. Come, non se ne accorge? No, non se ne accorge, né prima e né dopo, perché era ubriaco. E perciò non perde la sua qualifica di giusto. E qui mi serve Beppe Grillo con un suo sonoro vaffa…

Dal nefando incesto nascono così due figli, Moab e Ben-Ammi. E già, perché dovevano dare origine ai Moabiti e agli Ammoniti. Che bei popoli! Possono vantare un’origine veramente gloriosa! E va bene: ogni popolo ha le origini che si merita.

E veniamo alla moglie di Lot. Di questa non si sa neanche il nome, almeno io non sono riuscito a reperirlo.

Ebbene, mentre la donna fugge insieme a Lot e alla sua famiglia verso Segor, in cerca di salvezza dal fuoco e dallo zolfo che si abbattono su Sodoma e Gomorra, si volta indietro e zac, si trasforma in una statua di sale. Gli angeli glielo avevano detto. Nessuno si volti indietro! La metafora è evidente: dimenticate le delizie di Sodoma che sono in abominio presso Dio e non ci ritornate più neppure col pensiero, altrimenti vi salo!

Qualche esegeta biblico avanza l’ipotesi che cito alla lettera:
”La incredula e disobbediente donna (la moglie di Lot) s’attardò a guardare indietro, contro la proibizione avuta, per rendersi conto se era vero quello che avevano detto i due angeli. Ma forse la donna non si volse solo indietro a guardare, ma volle ritornare a Sodoma; perciò fu punita per non volersi separare dalle città maledette.” Hai capito la mogliettina giusta del Lot! Che sentisse già nostalgia delle sodomitiche delizie? Mah!

A proposito dell’esegeta biblico, costui è un funambolo dell’interpretazione che si fa in quattro per dimostrare che quanto viene detto in alcuni passi del Vecchio Testamento ha una spiegazione logica. E, spesso così facendo, aggrava la situazione.

Certo che quella di Lot è proprio una famiglia di giusti e quindi andava salvata. E non voglio neppure immaginare che cos’erano le famiglie degli ingiusti che perirono puniti con fuoco e zolfo in quel di Sodoma e Gomorra!

A Sodoma e Gomorra gli uomini si dilettavano nel loro passatempo preferito: si mettevano in fila nudi, uno dietro l’altro e facevano così conoscenza tra loro. L’ultimo era il più fortunato perché andava esente dalla spesa del burro, la quale era di competenza di chi lo aveva dietro. Il primo invece… beh, lasciamo perdere, forse ci mettevano una donna.

Ma ora mi chiedo: e le donne, quelle omosessuali, le lesbiche, per intenderci? Vuoi che a Sodoma e Gomorra non ci fossero lesbiche? Le altre, quelle etero, beh, sappiamo che non disdegnavano… Il desiderio della moglie di Lot che tenta di tornare a Sodoma vorrà pur dire qualcosa. Ma quelle che non avevano interesse per gli uomini e preferivano deliziarsi omossessualmente, erano ritenute tra le giuste o tra le ingiuste? Non mi sembra ci sia menzione di lesbiche e tanto meno dell’uso di protesi falliche in orge lesbiche. Gli ispirati redattori della parola del Signore non ne fanno cenno. Momentaneo obnubilamento della divina illuminazione, o che altro? Mah!

Dice: ma sai, la morale di quei tempi non è la morale dei nostri giorni; allora sposare la sorellastra non era ritenuto incesto; sacrificare le proprie figlie per salvare il culo degli angeli era opera meritoria. Io, tra l’altro, conoscendo il tipo delle figlie di Lot, stento a credere che esse non si fossero sacrificate ben volentieri e con somma goduria!

Le figlie si fottono il padre non tanto per il piacere erotico quanto per il desiderio di avere figli, visto che tutti i maschi delle due famigerate città propendevano per il più sicuro sistema anticoncezionale esistente in ogni tempo, e poi, erano tutti morti nel mastodontico falò. Quelle due meschinelle avevano pure il compito di dare vita nientemeno che a due popoli. Che stiamo lì a sottilizzare, il padre, il figlio, il fratello: futti e strafutti chi Diu pirdona a tutti, come si filosofeggia tra i Siculi! Il fine giustifica i mezzi, per Giove!

Ah. sì?! E se poi io chiamo Beppe Grillo che vi sommerge con una trentina dei suoi sonori vaffa, che, dato l’argomento, non troverebbero luogo più consono, non faccio bene? Noi poi, uomini del terzo millennio, dovremmo trarre da tali bibliche letture motivo di avvicinarci all’Eterno? Grillooo!!!

Che male ti ha fatto la casalinga di Voghera?

Che male mi ha fatto? La casalinga di Voghera va abbattuta!

Ma va?! Perché?

Prima di tutto, quando la sento nominare, mi viene subito in mente Iva Zanicchi, e già solo per questo…

Ma che c’entra la Zanicchi che neppure è di Voghera?

E non lo so. Ma da quando, durante la campagna elettorale che portò per la prima volta il Silvio al governo, in una trasmissione televisiva, ebbe ad esclamare, proprio a proposito di quest’ultimo:

“Ma che ci costa? Noi proviamolo! Poi, se non va bene, lo cambiamo!” io, da allora, la abbino alla casalinga di Voghera, pur sapendo che non è di Voghera e non fa la casalinga!

E allora?

Una volta, parlo dello scorso inverno, presi un giorno di ferie e ne stavo approfittando per aggiustare la tapparella della cucina che s’era incastrata e rimaneva chiusa da una settimana, talché dovevo operare in cucina con la luce accesa anche di giorno.

Ancora mezzo assonnato, premo il tasto del televisore per qualche TG e mi preparo intanto gli arnesi occorrenti alla bisogna. Il mio televisore è uno di quelli del vecchio stampo e ci mette un po’ di tempo a riscaldarsi. Mi ero ormai pure dimenticato di averlo acceso, quando sento squillare il telefono. Alzo la cornetta, ma il telefono mi dà libero. Riattacco, e lo sento ancora suonare. Poi mi accorgo che non è il mio telefono a squillare, ma è Magalli dal televisore che chiama un concorrente a non ricordo più che tipo di gioco imbecille.

Quando una voce risponde “pronto” allo squillo del Magalli, resto quasi imbambolato a guardare il seguito della cosa.

Magalli: - Pronto. Qui è Magalli... Lei è collegata con la trasmissione (mi sono scordato pure il nome... Piazza pulita... Piazza d'armi... insomma una piazza del genere) Chi è al telefono?

Voce femminile: - Sono io. Complimenti per la trasmissione! ( Che te possino ammazzà!)

L’assistente di Magalli (devo dire, una bella trifolona): - Grazie, signora. Qual è il suo nome?

Voce: - Sono Annamaria!

Magalli: - Ah, Annamaria. Che bel nome! (Che bel nome Annamaria?! Mah!) E da dove chiama?

Annamaria: - Da Voghera. (Eccallà!)

Magalli: - Ah, da Voghera! Bene! (Se non era Voghera, mica tanto bene!) E cosa fa di bello nella vita?

Casalinga di Voghera: - Sono casalinga. (E che può fare di bello nella vita una che alle 9 e tre quarti sta a casa? O la casalinga o sta in ferie per aggiustare la tapparella della cucina, no?)

Mag.: - Guardi, signora. Lei può vincere il nostro montepremi che assomma a 300 euro, ma…

CdV. : Uh, che bello! Così mi compro un ferro da stiro nuovo e pago una rata del mutuo casa! (Una rata del mutuo casa con 300 euro? E dove vive la signora in un pollaio?)

Mag.: - Sì, Annamaria, ma lei prima deve rispondere ad una semplice domanda. Se la risposta sarà quella giusta, vincerà il nostro montepremi, che non è molto, ma è pur sempre una bella cifretta.

CdV: - Ah, una domanda? E mi date un aiutino? (Madonna, eccola là con l’AIUTINO!)

Mag.: - E io ancora devo farle la domanda , Annamaria. Lei già vuole l’aiutino?

CdV: - Ah…sì…, è vero. Ha ragione. Complimenti per la trasmissione!( Che t'aripossino..!)

Mag. : - Grazie, Annamaria. Annamaria, stia attenta! Lei ha un minuto di tempo dopo che le ho fatto la domanda. Se risponde entro questo tempo, il montepremi sarà suo. È pronta?

CdV :- Io… sì…sono pronta. Dio, che emozione!

Mag. : - Dunque, un minuto di tempo si ricordi, Annamaria! Questa è la domanda: Di che colore era il cavallo bianco di Napoleone? Un minuto di tempo, via!

CdV:- Un minuto… sì… il cavallo di Arpagone..?

Mag. :- No, Annamaria, non di Arpagone. Di Napoleone! Guardi, le ripeto la domanda. Ma faccia presto a dare la risposta. Il tempo passa! Di che colore era il cavallo bianco di Napoleone? Di Napoleone, Annamaria!

CdV. : - Ah … sì… di Napoleone… e posso avere un piccolo aiutino? (Mo l’AIUTINO lo vuole piccolo. Si è ridimensionato il fatto! Una picconata nella schiena, altro che aiutino ti darei!

La notte successiva faccio questo sogno: sto sul molo del porto della mia cittadina. Ad un tratto sento gridare: “AIUTINO! AIUTINO! E vedo Iva Zanicchi che è caduta in acqua, non sa nuotare e sta per affogare e grida


AIUTINO!

Che faccio glielo do l’aiutino? Ma si, va! Strappo il tappo di sughero dalla bottiglia di vino di un portuale che fa colazione lì, nei pressi, mi avvicino il più possibile sul molo al punto in cui sta annaspando Iva, la casalinga di Voghera e: - Tie', beccati l’aiutino. E le lancio il tappo di sughero! Poi mi sveglio di soprassalto col cuore che mi va a mille! Sono le quattro e un quarto e non riesco più a prendere sonno. Maledetta la casalinga di Voghera!!!

Come è finito il fatto della domanda, mi chiederete?

Niente, il minuto è passato e la casalinga di Voghera non ha dato la risposta. O l’ha data non mi ricordo …il colore che ha detto… se non mi sbaglio ha detto, paonazzo… verde a pallini blu… non ricordo. Alla fine Annamaria è tornata delusa e amareggiata al suo ferro da stiro. Di lì a poco ci è rimasta attaccata, fulminata da una scarica elettrica da 220 volt. Ah! Meno male! Una casalinga di Voghera in meno che non potrà più chiedere l’AIUTINO!

La banca poi, per recuperare il debito del mutuo casa di Annamaria, ha messo all’asta il pollaio.

Ode alla cassa da morto

O cassa da morto, tu fra tutti sei l’ultimo dei letti,

tu che al canto dell’upupa ti diletti,

e nella fatal quiete fai da cappotto,(1)

ed io a pensarti me la faccio sotto,

dimmi, di grazia, deh, dimmi perché

solo a vederti faccio le corna, tiè!

e poi, furtivo, eppure a gesti netti,

mi do una grattatina ai cosiddetti?

Forse perché, libidinoso ossesso,

tu vuoi ch’io giaccia teco in un amplesso?

Tu, dunque, agogni a sordidi piaceri,

mentre d’intorno a me ardono i ceri?

Tu del mio corpo sei voglioso amante,

necrofilo d’aspetto orripilante!

Tu vuoi alla salma imporre l’entusiasmo

onde poter goder l’estremo orgasmo?

Illuso! Inerte giacerò, le braccia in croce,

sordo ai tuoi desiri e alla tua voce!

E la cassa da morto mi risponde,

in forma prosaica e non in rima:

“Ma tu quale voglioso amante? quali desiri?

Tu mi fai schifo!

Hai da vede’ sì che piacere

contemplare te in gramaglie e assistere

al liquefarsi delle tue frattaglie.

Siente, sai che vuo’ fa? Famme ‘o piacere:

opta per la cremazione e… bonasera!

O cassa da morto,

com’è mortificante il tuo destino!

Un napoletano in America

Questa mi è stata raccontata dal mio tabaccaio che fa la spola tra Napoli e Broccolino.

Una famiglia di napoletani venuta da poco in America ad abitare al secondo piano di un edificio di Brooklyn.

Al terzo piano abita un italoamericano di terza generazione. Questo spesso usa trascinare mobili sul pavimento, senza curarsi della signora di sotto che ha i nervi a fior di pelle.

Una sera la signora in questione, al culmine di una crisi isterica, obbliga il marito ad andare dal trascinatore di mobili e contargli il fatto suo.

L’uomo, con una santa pazienza, bussa alla porta del malfattore e in qualche modo gli fa capire se per piacere, quando deve trascinare i mobili, cercasse di farlo alzandoli dal pavimento.

Il tizio gli risponde:

FUCK YOU!

Il marito torna a casa e la moglie gli chiede:

C’ha ditto?

Il marito le risponde:

Ha ditto ca nun ‘o fa cchiù.